La Dolce Vita del Rione Ludovisi

Una meta spesso sottovalutata, poco conosciuta, un luogo in cui i migliori architetti hanno dato prova negli anni delle loro abilità. Un rione che ospita non soltanto la celebre Via Veneto ma anche Villa Ludovisi (o quel che resta), la Fontana delle Api del Bernini, il Museo e Cripta dei Frati Minori Cappuccini e tante altre meraviglie da scoprire. Iniziamo il viaggio.

Una storia travagliata

Se volessimo dividere in tre parti le vicende storiche che hanno caratterizzato il territorio oggi identificato come Rione Ludovisi dovremmo procedere in questo modo: nell’Antica Roma, quel territorio era occupato dai Patrizi Romani, che con i loro horti romani (domus con grandi giardini, il più famoso era quello di Lucio Licinio Lucullo), facevano del Rione un luogo di relax, allontanandosi dal caos cittadino pur senza distaccarsene troppo. Nel Rinascimento, invece, del territorio si appropriarono le grandi famiglie nobiliari, che qui fecero costruire le loro ville (prime fra tutte quella degli Orsini, la cui villa fu poi acquistata dalla famiglia Ludovisi). Arrivare all’Unità d’Italia e alla Roma Umbertina significherà vedere il rione cambiare in modo quasi violento: tra un momento vi racconteremo perché, ma prima facciamo un passo indietro.

Villa Ludovisi, il più bel giardino del mondo.

Nel 1622 il cardinale Ludovico Ludovisi acquista la vigna Del Nero dagli Orsini, complesso che comprendeva anche il Casino Del Monte (oggi dell’Aurora), così chiamato perché di proprietà del cardinale Francesco Del Monte. Questa operazione “immobiliare” pone le basi per quella che sarebbe diventata una delle ville più affascinanti e dai giardini più belli mai visti. Il cardinale Ludovisi era il nipote di Papa Gregorio XV e nei soli due anni di pontificato la famiglia si arricchì enormemente, consolidando la propria posizione di privilegio.

Il Palazzo Grande fu scelto da Ludovico come residenza principale e i lavori di restauro furono affidati al Domenichino mentre al Guercino venne dato il compito di affrescare il Casino dell’Aurora. Per oltre quarant’anni, Villa Ludovisi venne ampliata con altre acquisizioni di vigne confinanti, e resa magnifica dall’acquisto, da parte del Cardinale, di oltre 450 sculture, ma anche dalla presenza di quello che venne definito “il più bel giardino del mondo”, grazie all’opera sapiente e unica di André Le Nôtre, architetto dei giardini reali di Versailles.

Era percorso da grandi viali (sovrapponibili in parte alle vie di oggi) e al pari degli interni attrasse nel tempo celebri visitatori capaci poi di raccontarne la magnificenza, come Goethe, Schiller, o Henry James, che nel suo The after-season in Rome del 1873 così la descriveva: and look across at the Ludovisi pines lifting their crooked parasols into a sky of what a painter would call the most morbid blue, and declare that the place where they grow is the most delightful in the world”.

Villa Ludovisi, il potere del denaro

Nel 1861 l’Italia viene unificata: lo Stato italiano appena nato ha bisogno di luoghi di rappresentanza nella Capitale e mette gli occhi su Villa Ludovisi. In quegli anni tutta Roma diventa edificabile e le speculazioni sono dietro l’angolo. Nel 1884 viene avanzata una proposta dal ministero dell’Interno, che vuole i giardini per ospitare il Parlamento del neonato Stato Italiano. La trattativa non è semplice, interviene il Comune di Roma e si fa avanti la Società Generale Immobiliare per concludere velocemente l’affare. Così, il 29 gennaio 1886 viene firmata la convenzione tra il Sindaco di Roma Leopoldo Torlonia, Generale Immobiliare e Don Rodolfo Boncompagni-Ludovisi, l’allora proprietario, incuranti delle tante proteste provenienti dal mondo dell’arte e della culture. Da quella firma vengono distrutti boschi e statue, e prende il via la costruzione di quello che sarà il primo quartiere destinato all’alta borghesia romana.

Via Vittorio Veneto, il simbolo di un’epoca.

Non solo case: dalle ceneri di Villa Ludovisi emerge anche una delle vie più famose di sempre, Via Vittorio Veneto, conosciuta in tutto il mondo semplicemente come Via Veneto. Nata come Passeggiata Umbertina, venne resa celebre soprattutto negli anni Sessanta sotto l’influenza del film “La Dolce Vita” di Federico Fellini, che elegge Via Veneto a meta ambitissima per tanti attori e personaggi famosi, consacrandone il ruolo nel tempo. Noi, però, su Via Veneto vogliamo farvi soffermare in due punti di grande fascino: la Fontana delle Api e il Museo e Cripta dei Frati Cappuccini.

La Fontana delle Api si trova proprio all’incrocio tra piazza Barberini e via Veneto, ed è opera di Gian Lorenzo Bernini. Commissionata da Papa Urbano VIII per farne un abbeveratoio per i cavalli, la fontana dalla forma insolita fu realizzata nel 1644 e decorata con tre api: l’elemento da cui prese il nome, il simbolo araldico del casato del Papa e ma anche l’associazione con il tema dell’acqua, rappresentazione di vita eterna.

C’è un altro elemento, però, che in pochi conoscono e che riguarda l’incisione che il Bernini fece sulla fontana: la scritta in latino recitava, infatti “Il ventiduesimo anno del suo pontificato”, in omaggio al pontefice. Bernini non tenne conto del fatto che, quando venne inaugurata la fontana, l’anniversario del ventiduesimo anno non si era ancora realizzato: quello che voleva essere un augurio al Papa divenne un buon pretesto per i romani per prendere in giro il pontefice e tutta la famiglia Barberini, assai poco amata.

La Cripta dei Cappuccini e la caducità della vita terrena

Una storia meno divertente e sicuramente dal fascino più macabro è quella che riguarda la Cripta dei Cappuccini, situata nei sotterranei della chiesa dell’Immacolata Concezione a via Veneto. La chiesa e la cripta si sono salvate dall’opera di edificazione massiccia e selvaggia di cui abbiamo parlato a proposito di Villa Ludovisi, e grazie a questa circostanza oggi possiamo ammirare una vera e propria opera d’arte, a cui si accede leggendo una scritta che ne racchiude il senso profondo (“Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete”). La chiesa era stata occupata dai Cappuccini, che vi si erano trasferiti portando anche i resti dei loro religiosi ormai defunti, e che vennero poi sepolti nella cripta costruita a tale scopo.

È ignota l’identità del frate che decise di ornarne le pareti proprio con le ossa, creando veri e propri elementi decorativi e utilizzando i resti di quasi 4000 religiosi. I simboli presenti sono legati alla morte e ogni cappella è caratterizzata dall’uso di un osso in particolare, ma sono presenti anche scheletri interi vestiti dal saio dei frati.

Ci sono molti altri elementi di interesse visitando la Chiesa e il Museo (tra cui un dipinto di San Francesco in meditazione che si pensa realizzato da Caravaggio proprio per il convento) ma la cripta ornata rappresenta un momento unico di rappresentazione del nostro essere finiti e terreni, in quanto mortali, ma anche una riflessione sulla vita e su quello che verrà.


Nell’affascinante viaggio alla scoperta del Rione Ludovisi sono tante le meraviglie visibili agli occhi e visibili al cuore. Un percorso di spiritualità, storia, arte, cultura, contrapposizione tra mondi e modi di vivere. Un luogo imperdibile che va riconosciuto nel suo insieme, e apprezzato per la grande quantità di ricchezza che cela e che oggi possiamo riscoprire.

Il Convento dei Cappuccini – Museo – Cripta – Chiesa

Via Vittorio Veneto 27, 00187 Roma

Telefono: 06.88803695

Orario di visita

Tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)