Simone Salvatori: Rome is not dead.

Intervistare Simone Salvatori significa porsi subito dinanzi all’impossibilità di raccontare con pienezza le sue molte sfaccettature. Artista poliedrico, di grande sincerità verso il suo pubblico e il mondo musicale mainstream, Simone sembra una persona che ha vissuto molte vite, e che ne ha progettato, forse, ancora di più.

Sei tra i più acclamati artisti della scena alternativa europea, sempre in tour in giro per il mondo, ma ciò che ti contraddistingue è il viscerale legame con la cultura romana che porti sempre in valigia. I riferimenti alle influenze western di Leone e Morricone, all’estetica e alle tematiche  di pasolini, omaggiato anche dalle proiezioni durante i tuoi concerti, e addirittura il titolo di un album che cita la città eterna, sono tutti elementi che ti rendono un artista unico sulla scena internazionale.

È un legame forte che in un certo senso ostentiamo, non per guapperia ma per puro amore. Confrontandoci con dei circuiti internazionali, simulare un’appartenenza a un’altra cultura a un ipotetico background sarebbe inutile e patetico, molto meglio e dignitoso raccontare quelli che noi siamo e da dove veniamo, pur sempre usando l‘inglese come sorta di codice. Fingere di essere quello che non siamo è l’errore più fatale che possiamo commettere. Se quello che fai parte dal cuore, se quello che esprimi è sincero, non è necessario comprendere ogni parola, la vibrazione vola da sola, e se hai il cuore ben disposto semplicemente arriva. Hai citato dei personaggi che sono stati fondamentali per noi: Leone, Morricone, Pasolini, attraverso percorsi diversi ma sempre convergenti, hanno saputo magicamente rappresentare e raccontare la vastità e la bellezza (senza mai tralasciare una forte critica) della nostra cultura.

Quanta e quale influenza hanno i luoghi che visiti sulla tua musica? Sappiamo che hai un legame speciale con Lisbona.

Ci sono dei luoghi che sanno raccontarti delle storie se tu le sai cogliere, luoghi che hanno a loro interno delle viscere sempre in movimento, che creano energia e vibrazioni, bisogna saper cogliere quelle giuste e ignorare quelle di basso livello che sono purtroppo inevitabili. Lisbona è una città a cui sono molto affezionato, sarà perché sono riuscito a scriverci dei bei brani, sarà perché sono legato al cinema di Joao Pedro Rodrigues, tanti elementi insieme che me l’hanno fatta rimanere nel cuore. Cerco di andarci ogni volta che ho intenzione di scrivere qualche nuovo brano. Cambiai location l’ultima volta, senza segnare nessun punto, proprio per il discorso che facevo poco fa riguardo le vibes.

Tornando a Roma, raccontaci di quel capodanno al Circo Massimo con uno dei promoter a cui sei più legato da sempre.

Una delle serate più fredde della mia vita, e una delle più impegnative seppur soddisfacenti in termini artistici. Suonare di fronte a cinquantamila persone non capita tutti i giorni, specie in una location del genere e per uno degli eventi più grandi d’Italia. Con il promoter Armandino c’è stata da subito un’ottima sintonia che si è trasformata in amicizia. Gli devo tanto in termini professionali e umani.

Roma ti ha visto nascere e crescere, ed è anche la città in cui hai scelto di vivere. Come l’avresti definita vent’anni fa, e come la definiresti oggi?

Ho pensato tante volte di trasferirmi alla ricerca di situazioni professionali e artistiche più stimolanti, ma non ci sono mai riuscito: è come stare con un partner che ti fa del male, ti tradisce ma da cui non riesci a staccarti. Roma è e rimane la città più bella del mondo. Come tutte le grandi città occidentali (azzarderei come tutte le grandi città in generale) si è andata via via imbastardendo, cedendo alle lusinghe del consumismo più sfrenato: girando in centro trovi gli stessi identici negozi che potresti trovare altrove, il turista che gira per la città’ passa più tempo a scrollare il telefono che ad ammirare le migliaia di dettagli dei monumenti e degli edifici, le botteghe chiudono per lasciare il posto ai grandi marchi, i vecchi romani si stanno estinguendo. Un destino infausto ma simile a tutte quelle città dalla storia millenaria: tutto rimane lì, immobile, mentre il tempo scandito dal mostro ottuso della modernità a ogni costo ne cambia inesorabilmente il carattere.

Quali sono i tuoi posti preferiti a Roma?

Farei prima a dirti quelli che odio di più. Eccetto i mostruosi scaraboti della periferia dormitorio, quello che chiamiamo “centro città” è stupendo: lo so, sono generico, ma questo è un fatto. Se dovessi seguire il cuore ti direi quei luoghi legati alla mia infanzia: San Paolo, Garbatella, Testaccio e Trastevere.

BIO

Frontman e fondatore degli Spiritual Front, fondatore e voce de The Lust Syndacate, autore e curatore del progetto Morgue Ensemble. 

Gli Spiritual Front si esibiranno sul palco del Rock in Roma il prossimo 24 luglio come special guest dei Marlene Kuntz.

Spiritual Front

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Simone Salvatori

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