Il mondo visto con gli occhi di oggi rivive in manipolazioni affascinanti e contemporanee nell’arte di Mauro Molle. Pittore di ricerca e sperimentazioni capace di raccontare l’uomo e la sua relazione complicata con la vita.
Osservando alcune delle tue opere si ha la sensazione di essere trasportati in un tempo passato, vissuto e fagocitato dal tempo, invece, presente, che sembra prendere il sopravvento. Qual è il tuo rapporto con il concetto di “tempo”?
Il tempo è un concetto complesso, sicuramente presente nelle mie opere. Più che altro quando lavoro a un quadro ho la sensazione che tutto si fermi, alcuni ricordi sono ben distinti, altri sono soggetti a continue mutazioni. Il fatto che ci siano figure che si intrecciano e che costruiscono un racconto (da questo il titolo “Little Stories), mai casuale, fa in modo che lo spettatore venga travolto da sensazioni contrastanti: il tempo in questo contesto fa affiorare alla mente una o più situazioni vissute o che si vorrebbero provare, il volo, un abbraccio dimenticato, quella partita mai giocata. Poi ci sono le emozioni, la rabbia, la gioia, le perplessità, tutto giocato in una realtà non realtà. È una successione di eventi, passati, presenti e futuri, raccontati dalle esperienze che nella vita ho avuto e magari avrò, un giorno.
Parliamo di colori e di luce: quelli della città di Roma hanno influenzato in qualche modo alcuni aspetti della tua arte?
Vivendo a Roma ho avuto modo sin da piccolo, di ammirare continuamente capolavori, ho potuto gustare quel clima e quei cieli che non trovi in altre città. Scatto spesso fotografie quando vado in giro, alcune le riutilizzo come spunto per qualche quadro nuovo ma principalmente sono le persone che mi attirano di più, quando le vedo in autobus o in metro, a un parco o fra le vie di un quartiere. Quello che cerco di raccontare è l’uomo nel suo essere brandizzato, girovago e sempre collegato a qualche mezzo tecnologico, magari distratto da un social mentre dietro di lui spicca una cupola stupenda o una fontana storica Ovviamente cerco di giocare con ironia su queste situazioni, è una velata critica ma sempre di una società di cui faccio parte anche io.
Hai esposto in tanti luoghi diversi: Roma, Berlino, Londra, Atene. In quali di questi hai avvertito con maggiore forza la sensazione di essere nel posto giusto, per te e per il tuo lavoro?
La mia città sicuramente mi ha dato tanto, a partire dalle prime esperienze espositive. Devo dire, però, che oggi sono altre le città dove respiro un tipo di energia diversa. Ultimamente ho visitato Copenaghen e dintorni, per la terza volta nella mia vita, e ho avvertito una sensazione bellissima, lì c’è aria di contemporaneità, le gallerie sono stupende, la scelta degli artisti presenti è di alto livello e nei musei ci sono esposizioni veramente interessanti. Forse qui ci siamo un po’ fossilizzati sul passato, almeno io la vedo così, perché non riscontro una crescita o un’evoluzione da questo punto di vista. Quindi, oltre le città dove già ho esposto e dove mi sono trovato benissimo, il mio prossimo obiettivo sarebbe quello di lavorare con qualche realtà del Nord Europa.
Il viaggio è il tema ricorrente delle nostre interviste: quanto è importante viaggiare per arricchire un percorso artistico come il tuo? E quali sono le città che ti hanno segnato di più sotto questo aspetto?
Viaggiare per me è importantissimo. Scoprire realtà diverse, colori diversi, modi di vivere diversi. Lo scorso anno ho avuto l’opportunità di fare un viaggio in Africa e ha avuto un impatto molto forte per me, ho visto bellissime realtà naturalistiche ma anche momenti di vita quotidiana, con persone sempre sorridenti pur non avendo nulla. Questa mia percezione può sembrare scontata ma ha segnato una parte di me, ho valutato veramente l’importanza di quello che uno ha, di ciò che una persona possiede, di tutte le cose che spesso diamo per scontate. Nei miei quadri, come già detto prima, appare spesso un brand o qualcosa che richiama la società in cui tutti ci ritroviamo: spero che con la mia ironia, a volte tagliente, io riesca a far pensare un po’ di più. Queste mie “piccole storie” non sono altro che uno specchio rivolto al pubblico. Far riflettere, sorridere, incuriosirsi, cercare quell’oggetto o quel gesto che più ti è familiare, emozionarsi: è questo quello che vorrei che provasse una persona davanti a un mio quadro.
Quali sono i tuoi posti preferiti a Roma?
1 – Garbatella
2 – Campo de’ fiori (e dintorni)
BIO
Nato a Roma nel 1977, si diploma all’Accademia di Belle Arti e alla Scuola dell’Arte della Medaglia presso il Poligrafico e Zecca dello Stato. La sua attività artistica come pittore inizia presto, nel 1998, e lo porta negli anni a esporre sia in Italia che all’estero. Nel frattempo approfondisce la materia dell’incisione calcografica collaborando con una famosa Stamperia di Roma. Oltre alla pittura sviluppa diverse esperienze nel mondo della grafica e dell’illustrazione, soprattutto di quella per l’infanzia.
Vive e lavora a Roma.